Barriere chimiche contro l'umidità di risalita - iniettori

 

Ad oggi esistono alcune metodologie di deumidificazione i cui processi sono impiegati da diversi anni e che riescono a garantire risultati certi contro l’umidità di risalita. In questo articolo analizziamo l’efficacia delle barriere chimiche contro l’umidità di rialita elencando pregi e limiti.

 

L’efficacia delle barriere chimiche contro l’umidità di risalita è innegabile. Questo sistema di deumidificazione è stato utilizzato su larga scala per decenni in quanto era l’unico metodo di deumidificazione in grado di dare risultati apprezzabili. Il suo utilizzo è diminuito con l’arrivo dei metodi di deumidificazione che si basano sull’inversione di polarità dei muri, ma ad oggi continua ad essere uno dei migliori alleati nel campo della deumidificazione.

Danni causati dall’umidità

Avere muri colpiti dall’umidità non è mai una buona cosa. L’umidità è dannosa per la salute in quanto crea una base ideale per la proliferazione di muffe e incide sulla capacità di isolamento termico dei muri. Se non trattata arriva a danneggia le finiture (pitture e intonaco) per poi aggredire anche gli stessi materiali da costruzione. Causa principale di questi danni sono i sali presenti nei muri trasportati dall’umidità che a seguito del continuo processo di cristallizzazione (che li fa aumentare di volume) finiscono con lo sgretolare le superfici e per poi intaccare anche i materiali da costruzione.

Efficacia delle barriere chimiche

Efficacia delle barriere chimiche contro l’umidità di risalita

Le barriere chimiche sono resine liquide che vengono iniettate all’interno dei muri mediante specifiche pompe a bassa pressione e appositi iniettori. L’obiettivo principale di una barriera chimica è di intasare i dei pori presenti nei materiali da costruzione e nelle malte di cui sono composti i muri. Saturando i pori con prodotti riempitivi si va ad impedire all’acqua di risalire lungo le murature attraverso i capillari eliminando la possibilità dell’acqua di risalire.

Pur sigillando i capillari le resine utilizzate consentono ai muri di traspirare permettendo l’evaporazione dell’umidità contenuta al loro interno.

Si tratta di un metodo di deumidificazione ideale per le pareti fuori terra costruite in mattoni pieni.

Perché scegliere la barriera chimica come metodo di deumidificazione

  • Bassa invasività nell’applicazione in quanto viene iniettata effettuando fori di pochi millimetri che vengono successivamente richiusi.
  • Entrata in funzione immediata, la resina si indurisce nel giro di 24 ore impedendo la risalita.
  • Costi generalmente più contenuti rispetto ad altri metodi di deumidificazione. (Il vantaggio economico è comunque un punto da valutare in quanto esistono molte variabili legate alla superficie e al tipo di muro da trattare).

Quando la barriera chimica non è efficace?

Non tutti i muri sono idonei ad essere deumidificati con le barriere chimiche, devono infatti presentare determinate caratteristiche:

Deve essere presente una certa uniformità nei materiali per favorire la diffusione omogenea del prodotto. Meglio quindi evitare l’utilizzo in muri costruiti con laterizi di diverse tipologie.

E’ bene che non siano presenti grossi vuoti o interstizi che sarebbero difficili da colmare con le resine. Nel caso si scopra in maniera casuale la presenza di vuoti è possibile procedere comunque con l’iniezione di resine. Bisognerà però iniettare delle boiacche aventi le stesse caratteristiche del muro allo scopo di uniformare la muratura e riempire i vuoti presenti.

Se si è consapevoli della presenza di vuoti all’interno del muro è bene prendere in considerazione altri sistemi di deumidificazione.

Non deve essere presente una guaina tagliamuro perché si rischierebbe di avere una diffusione non omogenea della resina.

Un elevato quantitativo di sali contenuti nei muri potrebbe essere un problema in quanto i cristalli potrebbero ostacolare la diffusione omogenea delle resine.

Cosa bisogna sapere sulle barriere chimiche?

La barriera chimica non può dare una garanzia di efficacia totale in quanto si va ad agire iniettando le resine “alla cieca” e non è possibile garantire e controllare che la diffusione del prodotto avvenga in maniera omogenea. Si garantisce, ad ogni modo, una grande riduzione dell’assorbimento dell’acqua.

La barriera chimica non dura per sempre. Dopo una decina di anni le resine tendono a seccarsi e ritirarsi e potrebbe rendersi necessario un nuovo intervento.

A seguito della deumidificazione mediante barriere chimiche è necessario provvedere ad un trattamento antisalino delle pareti per evitare possibili efflorescenze e conseguenti danni ad intonaci e pitture.

Quali sono le alternative se il muro non è adatto a essere trattato con le barriere chimiche?

E’ possibile prendere in considerazione altre metodi di deumidificazione come l’elettrosmosi attiva o le centraline elettrofisiche.

L’elettrosmosi attiva consiste nell’allontanamento forzato dell’acqua dalle pareti attraverso un impianto gestito da una centralina elettronica. L’impianto viene realizzato inserendo elettrodi all’interno delle murature, che una volta collegati alla corrente elettrica sono in grado di forzare lo spostamento dell’acqua verso il terreno.

Le centraline elettrofisiche invece, sono apparecchi di piccole dimensioni che emanano un debole segnale magnetico in grado di agire sulle forze elettrostatiche presenti nei capillari dei materiali edili che impediscono la risalita.

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